Fu sino alla sua morte il medico termale più famoso dell'isola. Nato a Vevey nel cantone Vaud, studiò a Parigi, divenne medico; nel 1830 si stabilì a Casamicciola. Il poliedrico e versatile medico fu anche un veduto uomo d'affari; nella bella zona chiamata Castagneto sviluppò una "Casa di Salute" che soddisfaceva le esigenze dei tempi.
Personaggi storici ospiti dal 1800 ad oggi
Henry Beyle
Romanziere conosciuto con lo pseudonimo di STENDHAL. Fece un'escursione di un solo giorno ad Ischia nel febbraio del 1811.
Hans Peter Holst
Era un poeta danese, alloggiò a Casamicciola. Holst in base alla sua esperienza disse in modo accurato come s'usava contrarre un fidanzamento, come si concludeva un patto matrimoniale. Partecipava alle allegre ricorrenze sacre, Holst gioiva per i costumi delle donne e delle ragazze. Il suo scritto si conclude con l'assicurazione che il periodo a Ischia era da annoverarsi tra i suoi piu felici ricordi di viaggio. Holst ad Ischia incontrò August Bournonville, il quale racconta, nella sua biografia MIN THEATERLIV, che aveva percorso tutta l'isola e che era salito sull'Epomeo in sua compagnia.
Hans Marees
Venne ad Ischia per dieci giorni. Nelle lettere da Ischia datate dalla Mandra, disse che ad Ischia si sentiva a casa sua, cielo e mare sereno, ridente paesaggio e persone allegre.
Hans Christian Anderson
Venne ad Ischia nel 1834, arrivò ed alloggiò nel Borgo d'Ischia. Visitò a Casamicciola l'ospedale del Monte della Misericordia con i suoi nuovi impianti per sudatori e sabbiature.
Giorgio Buchner
Giorgio Buchner, si è spento a novant’anni, nella sua casa di Ischia, il 04.02.2005 il leggendario archeologo che portò alla luce la «coppa di Nestore», primo documento della lingua greca, che illustrò con le sue scoperte e i suoi studi quello che si può definire il momento iniziale della storia della Magna Grecia. Nato a Monaco di Baviera, si laureò a Napoli con una tesi sulla preistoria e l’archeologia di Ischia, ma solo nel 1952 poté iniziare le sue ricerche nella valle di San Montano, a Lacco Ameno, scavi che lo portarono a fondamentali ritrovamenti nella necropoli greca dell’VIII secolo avanti Cristo, rimasta a lungo inviolata.
I risultati dei suoi scavi, che fecero definire Pitecusa «un’imprescindibile testa di ponte per la ricostruzione della storia dell’Occidente», gli dettero una notorietà internazionale che non modificò il suo costume di estrema riservatezza, riservatezza che nascondeva una passione non comune per il suo lavoro di archeologo, al quale dedicò tutta la vita. All’inizio i frammenti di ceramica sporchi di terra, della Coppa di Nestore, non rivelarono l’iscrizione greca. Poi i restauratori ricostruirono una coppa con decorazione geometrica, alta 10 e larga 15 centimetri. Sulla superficie esterna apparvero tre versi graffiti poco dopo la lavorazione: «Di Nestore questa è la coppa da cui si beve bene ma chi beve da questa coppa sarà subito preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona», una chiara allusione di derivazione omerica. La «coppa di Nestore» costituì una delle prove che, ripercorrendo rotte aperte dai micenei, agli albori dell’ottavo secolo a. C., navigatori greci scelsero l’isola d'Ischia per impiantarvi i loro traffici con gli etruschi, ricchi di metalli, che dominavano la Campania, ma non solo. Il reperto dette agli studiosi anche la certezza che quegli uomini e quell’isola costituirono il tramite del più grande dono che dal Mediterraneo orientale venne all’Occidente: l’alfabeto. Le scoperte e le ricerche di Giorgio Buchner costituiscono per gli studiosi un’autentica ri-voluzione nelle conoscenze relative alla Magna Grecia e alla Grecia arcaica, ma anche di quelle riguardanti l’Italia antica.
Nel 1994, al compimento dei suoi ottanta anni, gli archeologi David Ridgway e Bruno d’Agostino presentarono, con i loro più ampi apprezzamenti per lo studioso, un volume di scritti in suo onore. Il comune di Lacco Ameno gli conferì la cittadinanza onoraria.
I risultati dei suoi scavi, che fecero definire Pitecusa «un’imprescindibile testa di ponte per la ricostruzione della storia dell’Occidente», gli dettero una notorietà internazionale che non modificò il suo costume di estrema riservatezza, riservatezza che nascondeva una passione non comune per il suo lavoro di archeologo, al quale dedicò tutta la vita. All’inizio i frammenti di ceramica sporchi di terra, della Coppa di Nestore, non rivelarono l’iscrizione greca. Poi i restauratori ricostruirono una coppa con decorazione geometrica, alta 10 e larga 15 centimetri. Sulla superficie esterna apparvero tre versi graffiti poco dopo la lavorazione: «Di Nestore questa è la coppa da cui si beve bene ma chi beve da questa coppa sarà subito preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona», una chiara allusione di derivazione omerica. La «coppa di Nestore» costituì una delle prove che, ripercorrendo rotte aperte dai micenei, agli albori dell’ottavo secolo a. C., navigatori greci scelsero l’isola d'Ischia per impiantarvi i loro traffici con gli etruschi, ricchi di metalli, che dominavano la Campania, ma non solo. Il reperto dette agli studiosi anche la certezza che quegli uomini e quell’isola costituirono il tramite del più grande dono che dal Mediterraneo orientale venne all’Occidente: l’alfabeto. Le scoperte e le ricerche di Giorgio Buchner costituiscono per gli studiosi un’autentica ri-voluzione nelle conoscenze relative alla Magna Grecia e alla Grecia arcaica, ma anche di quelle riguardanti l’Italia antica.
Nel 1994, al compimento dei suoi ottanta anni, gli archeologi David Ridgway e Bruno d’Agostino presentarono, con i loro più ampi apprezzamenti per lo studioso, un volume di scritti in suo onore. Il comune di Lacco Ameno gli conferì la cittadinanza onoraria.
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